PIETRASANTA. Bobo Rondelli in concerto con una speciale introduzione dei Gatti Mézzi al Teatro La Versiliana mercoledì 22 agosto alle 21.30.

Due pisani e un livornese… sembra una provocazione, invece è il sodalizio insolito che si realizza sul palco della Versiliana nella serata di mercoledì 22 agosto, in cartellone per la 33° edizione del Festival La Versiliana curato dal direttore artistico Luca Lazzareschi. Bobo Rondelli e i Gatti Mézzi, insieme per dare vita a una serata di buona musica e tanta ironia. (Info e biglietti 15, 18 e 20 Euro)

Con L’Ora dell’Ormai Tour, titolo del suo ultimo album che da anche il titolo al suo concerto, Bobo Rondelli cantautore e cantastorie dalla voce profonda e malinconica spesso paragonata a quella del suo concittadino Piero Ciampi, salirà sul prestigioso palco del teatro della Versiliana immerso nella pineta cara a D’Annunzio.

“L’ora dell’ormai” è  album della maturità che, come spiega lo steso artista, “descrive quella gioia del dolore, del sentirsi vivi che si ha nell’ora dell’ormai, quando è troppo tardi. E il mondo ci regala tutte le sue meravigliose sinfonie”. Attraversando stili diversi nell’arco di quasi vent’anni di carriera, passando dal rock del primo album con gli Ottavo Padiglione alla musica balcanica di “Fuori posto”, ai ritmi in levare di “OndaReggae”, Rondelli è entrato in una fase più riflessiva con “Disperati, Intellettuali, Ubriaconi” e, soprattutto, con “Per amor del cielo”, realizzato da solista nel 2009. “L’ora dell’ormai” segue il suo istinto, portando in superficie tredici canzoni che descrivono il suo mondo interiore, la sua città, parlano di amore, di figli e omaggiano la poesia.

 

Il concerto di Rondelli sarà anticipato da una speciale introduzione dei Gatti Mèzzi,   Tommaso Novi e Francesco Bottai, irriverenti e poetici cantori di una Pisa d’antan, attraverso le sonorità del jazz, dello swing e della musica popolare che trae ispirazione dagli stili di Giorgio Gaber, Paolo Conte e Fred Buscaglione.

 

 

Roberto Rondelli Livorno, 18 marzo 1963. Cantautore, inizia a suonare fin da giovanissimo, prima da solo e poi con il trio Les Bijoux, coi quali incide l’album MY HOME. Nel 1992 il gruppo passa a cantare in italiano e cambia anche nome, diventando Ottavo Padiglione. L’anno successivo la band incide il primo disco omonimo, grazie all’incontro con il produttore dei Litfiba; il disco contiene “Ho picchiato la testa”, una delle maggiori canzoni di successo di Rondelli. Nel 1995 è la volta di FUORI POSTO, seguito da ONDEREGGAE (1999), lavoro composto assieme a Dennis Bovell, noto personaggio della produzione reggae. Dopo essere passati all’etichetta indipendente Arroy, Rondelli pubblica nel 2001 FIGLIO DEL NULLA: da qui inizia la carriera solista di Bobo, che a un anno di distanza realizza DISPERATI, INTELLETTUALI, UBRIACONI, disco prodotto e arrangiato da Stefano Bollani. Nel 2003 è la volta di ULTIMA FOLLIA/BEST A BESTIA, un doppio con dieci inediti scritti con la nuova formazione degli Ottavo Padiglione.

Rondelli è però anche attore: compare infatti in una produzione italo svedese assieme a Paolo Mingone, in “Andata e ritorno” (di cui scrive anche la colonna sonora). Nel 2010 fa parte del film “La prima cosa bella” e sempre per Virzì è il protagonista di “L’uomo che aveva picchiato la testa”, che anticipa il disco PER AMOR DEL CIELO, in concorso al premio Tenco del 2009. Nel 2011 esce il suo lavoro più recente, L’ORA DELL’ORMAI.

I Gatti Mézzi nascono nel 2005 dal connubio artistico tra due pisani doc: Tommaso Novi, pianista-compositore, cantante e fischiatore d’eccellenza, e il chitarrista-cantante Francesco Bottai. Ad unirli è la passione per un tipo di composizione ironica, sperimentale, colta e irriverente ai limiti del goliardico che scivola su melodie che spaziano dal jazz allo swing passando per le sonorità della più raffinata musica popolare. Un mondo musicale di riferimento composto da grandi nomi della musica italiana come Giorgio Gaber, Paolo Conte, Fred Buscaglione e il jazz francese manouche alla Django Reinhardt.

“Roba da gatti mézzi, dicevano i nostri padri per sottolineare la scabrosità e la bassezza di una situazione ai limiti del dignitoso. La peggior cosa che possa capitare ad un gatto è essere sorpreso da un diluvio in un vicolo di notte o una piena del fiume in città. L’immagine evocativa di due gatti infradiciati scorazzanti in un vicolo notturno alla ricerca di una lisca o di una compagna in calore, è l’idea che ci ha affascinato per raccontare una Pisa borghese, globalizzata e tecnologica. Una città che si sta dimenticando dei propri vicoli bui e puzzolenti, dei suoni e dei rumori che li animano e dei loro abitanti secchi e spelacchiati che vivono fra un miagolio d’amore e uno di disperazione”.                                                     Francesco e Tommaso

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